Atavici, antichissimi, ma straordinariamente attuali: miele, olio e vino costituiscono le radici della cucina e della dieta Mediterranea. Con Vetrina Toscana, il progetto della Regione e di Unioncamere che promuove il turismo enogastronomico, vi proponiamo un viaggio a ritroso nel tempo, alla ricerca delle origini del gusto.
Partiamo da Barga, in Garfagnana (Lucca) dove Francesca Buonagurelli, dell’azienda Al Benefizio, produce in altura il miele di castagno, prodotto da api che raccolgono il nettare da castagni leggendari, alcuni dei quali hanno un’età di ben 4 secoli. Il miele così prodotto, quello della tradizione, apporta innumerevoli benefici perché le proprietà del castagno vengono trasferite al miele.
Passiamo poi per Trequanda, tra la Val d’Orcia e le Crete Senesi, dove in un paesaggio rurale storico vocato per la coltivazione dell’olivo, Carlotta Pometti produce un olio prelibato da oliveti antichi, composti da piante secolari.
Giungiamo infine, all’isola del Giglio, nel Parco dell’Arcipelago toscano, sulle tracce dell’Ansonica, millenario vitigno che fu introdotto grazie all’espansione dei Greci nel Mediterraneo. Qui, Francesco Carfagna dell’azienda Altura ha recuperato, in dieci anni, 4 ettari di antichi terrazzamenti per riportare in produzione l’Ansonaco.
Nel “Guidoriccio da Fogliano all’assedio di Montemassi” di Simone Martini la simbiosi tra arte, paesaggio, storia è straordinaria, in un contesto immutato. Sembra ancora di vederlo quel condottiero divenuto icona di un Medioevo romantico, intriso di imprese eroiche: proprio come la riconquista di Montemassi da parte delle truppe senesi guidate da Guidoriccio di messer Niccolò dei conti di Fogliano, originario di Reggio Emilia, nel 1328.
La sconfitta dei Cappuccini – ribellatisi a Siena – e dell’esercito lucchese di Castruccio Castracani, per Siena significava il controllo sui preziosi minerali delle Colline metallifere. Per questo il pittore più stimato fu incaricato di celebrare questa e altre importanti conquiste, nel Palazzo pubblico. Compito eseguito con grande realismo dal castello di Montemassi al battifolle, struttura fortificata per l’assedio dal quale sporge il “trabucco”, macchina per scagliare grosse pietre.
La figura preminente di Guidoriccio è un capolavoro di dettagli, grazie all’uso di foglie di stagno dorato o alla punzonatura delle superfici. Eppure, più che al personaggio, tutto sembra rimandare alla difficoltà dell’impresa: la durata dell’assedio è testimoniata dai filari di vite, piantate dai senesi, che spiccano tra le tende. Manco a dirlo, le etichette del vino prodotto localmente richiamano le losanghe che, unite a due tralci di vite, compongono l’arme dei da Fogliano.
Passato e presente si confondono incredibilmente. Viene da chiedersi: in quale altra parte del mondo c’è un vigneto che sembra arrivare da una “foto” di settecento anni fa?