«Alla famiglia di Sharon ho già detto che mi dispiaceva molto, ho già detto anche all’avvocato di riferirlo alla famiglia. Nell’ultimo periodo avevamo paura di mio fratello. Da piccolo era diverso. Penso che abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare, tra le denunce ma anche oltre quelle: aiutarlo, sostenerlo, indirizzarlo.».
Sono queste le parole che Awa, sorella di Moussa Sangare, arrestato e reo confesso di aver ucciso Sharon Verzeni, ha rilasciato in un’intervista andata in onda oggi a “Pomeriggio Cinque” – il programma condotto da Myrta Merlino in onda su Canale 5.
«Inizialmente era un ragazzo normale, studiava, anche se non ha finito completamente le scuole, ha lavorato, usciva con gli amici, frequentava il paese, l’oratorio, poi quando è partito per tutti questi viaggi quando è tornato, è cambiato. Era più assente si comportava in modo non logico, poi abbiamo capito che era per le sostanze che ha detto che ha utilizzato quando era in America».
La sorella poi ricorda quando era stata lei ad essere minacciata dal fratello e racconta: «Non riuscivo più a gestire la situazione, con la mamma in ospedale e Moussa che peggiorava, ho iniziato a fare le denunce, a chiedere aiuto dall’avvocato, siamo andati dagli assistenti sociali e anche dal sindaco. Era aggressivo e violento, mi aveva minacciato con questo coltello e dato che ero di schiena non lo avevo visto, era stata mia mamma che si è messa a chiamarmi e a urlare e mi sono girata e ho visto che mi ha minacciato. Così ho capito che la situazione andava peggiorando sempre di più. Ogni fatto grave l’ho denunciato ma non pensavo potesse arrivare a questo punto anche se mi aveva minacciato non avrei mai immaginato che avrebbe ucciso qualcuno».
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