Oggi, nel consueto appuntamento con “Pomeriggio Cinque” – il programma condotto da Myrta Merlino su Canale5 – si è parlato del delicato caso dell’ospedale Careggi di Firenze, dove molti ragazzini stanno affrontando il percorso per bloccare la pubertà, in vista di un possibile cambio di sesso. Il tema della disforia di genere è tornato attuale proprio in questi giorni che gli ispettori del Ministero della Salute hanno rilevato “elementi di criticità molto significativi”.
A parlarne in studio con la conduttrice la giornalista del Corriere della Sera Alessandra Arachi, che si è occupata del caso con un’importante inchiesta e la scrittrice Susanna Tamaro, che, parlando della sua esperienza personale, riferendosi alla sua infanzia, ha dichiarato: «Ero scesa in terra nel corpo sbagliato».
«La disforia c’è sempre stata nel corpo umano, non è una novità di adesso – continua la scrittrice – chi ha un problema neurologico, spesso come me, soffre di disforia di genere fin dall’asilo. Ma è una cosa che accompagna lungo la crescita fino all’adolescenza e nell’adolescenza finisce quando gli ormoni si mettono in moto e così una acquisisce la sua identità sessuale, all’80% eterosessuale, al 20% omossessuale, un’identità propria. Credo che questo problema sia diventato un po’ esagerato. Bisognerebbe fare rientrare in campo il caro buon senso, tutte le persone, tutti i bambini, tutti i ragazzi, hanno un momento di fluidità perché la vita è fluida e si cambia tremila volte e voler fossilizzare un momento della vita, farlo diventare con un intervento che è irreversibile, qualcosa che è per sempre è una follia dal punto di vista della plasticità umana».
«Il fatto che leggevo di andare a Casablanca e andare in un ospedale se ci sarei andata? Certo, un bambino non si rende conto di cosa significa veramente, si parlava di Casablanca nei primi anni ’60 e di cambiare sesso e io sognavo, metterò via dei risparmi e andrò a Casablanca, ma se qualche falco del gender mi avesse intercettato e mi avesse portato a Casablanca, io non sapevo, pensavo ci fosse una macchina magica dove io entravo bambina e uscivo bambino. Non pensavo minimamente a quello che voleva dire tecnicamente. Penso che molte di queste persone, genitori compresi, non sanno a cosa vanno incontro loro e i loro figli».
Ai molti genitori che chiedono di non essere lasciati, di continuare quel percorso anche perché i figli rischiano il suicidio, la Tamaro risponde: «Sono problemi psichiatrici e vanno risolti con l’aiuto dello psichiatra e di farmaci ma bisogna parlare anche dei suicidi post-intervento, non solo quelli minacciati prima, ma parliamo anche che ci sono molti suicidi post-intervento, questo è anche importante. Quando uno è adulto e ha fatto le sue esperienze in ogni campo, benissimo, ma non lo può fare una persona che è nella fase delicata di transizione della vita in cui non ha ancora provato nulla, perché se non conosci nulla e non hai provato nulla non puoi fare una scelta così estrema. Lo potrai fare dopo quando avrai deciso che per te è meglio così».