Lecce festeggia il Santo Patrono ed esce un libro sulla sua storia

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Mentre Lecce si prepara a festeggiare i suoi Santi martiri, Oronzo Giusto e Fortunato con una grande festa di tradizione tra mille luci colorate, bande, bancarelle e anche con un concerto finale a cura della Notte della Taranta (il 26 agosto nella marina leccese di San Cataldo), ritorna in auge un prezioso scritto dello storico e studioso, Mario De Marco, scomparso nel 2020. E’ Ave Oronti, che, curato dal figlio dello studioso, Flavio De Marco, giornalista e direttore responsabile di Corrieresalentino.it viene ripubblicato on line dal Centro Studi Mario De Marco ed è scaricabile gratuitamente qui.

https://drive.google.com/file/d/1RAFHeqjOitiIh4a8vndDT9KU693FFMFS/view

Scrive nella sua post fazione Flavio De Marco: “In un momento assai particolare per la vita dell’autore, mio padre, Mario De Marco, è stata la cosa più naturale per me ripubblicare Ave Oronti. Anche se mio padre non può fisicamente partecipare al dibattito culturale intorno alla figura dei Santi Protomartiri di Lecce, ritengo fondamentale che la sua ricerca, questa, come le altre, non vada a finire nell’oblio dell’ignoranza e della indifferenza. Il mio è un dovere gradito, assieme a quanti come mia sorella Chiara e mia madre Anna Rita, credono fermamente nella valenza del lavoro di Mario De Marco”.

Mario De Marco

“Il metodo storiografico utilizzato da Mario De Marco”, prosegue Flavio De Marco, “è rigoroso ed accademico nella ricerca ed è semplice nella narrazione, non tradendo, dunque, la sua vocazione giornalistica. Da qui Mario De Marco dimostra che si può studiare, si può conoscere la storia locale, senza, necessariamente semplificare ed essere superficiali. Essere semplice non vuol dire essere semplicistico”

Lusinghieri gli apprezzamenti. Scrive la neo sindaca di Lecce, Adriana Poli Bortone: “Questo lavoro isola sapientemente alcune nozioni legate a Oronzo, Giusto e Fortunato, consentendo al lettore di orientarsi nel percorso “oronziano” per la città di Lecce che si tramanda da generazione in generazione”.

Roberto Giordano Anguilla, vicesindaco di Lecce commenta: “Auspico che in tanti possano leggere questo contributo curato da Flavio de Marco, attento alla fortuna critica di suo padre, operazione virtuosa e non facile, se si considera lo scollamento dalle Tradizioni, che va ritrovato per valorizzare le proprie radici”.

Mons. Michele Seccia, Arcivescovo metropolita di Lecce sottolinea: “Un lavoro attento, significativo, redatto soprattutto in maniera semplice ed accessibile. Cosa per nulla scontata negli intellettuali di un certo calibro”.

“Partendo da una veloce analisi delle fonti documentarie, che, dal Cinquecento in poi, illustrano l’agiografia del martire, l’autore si sofferma in special modo ad indagare le contingenze religiose, storiche e sociali della Lecce del XVII secolo, cioè dell’ambiente vitale in cui il culto del protovescovo salentino risorse sul serio dalle ceneri e si diffuse, con sbalorditiva rapidità in tante contrade appule ed oltre, declinandosi con quei precisi aspetti iconografici e devozionali, che, ancora oggi, appaiono subito riconoscibili. Il lettore troverà inoltre davvero preziose le traduzioni dal latino delle epigrafi interne ed esterne della cattedrale leccese curate dal De Marco, nonché la raccolta di alcune antiche orazioni con cui si chiude il testo. Elemento, quest’ultimo di grande importanza, perché tanto le preghiere dedicate al martire, quanto l’innografia oronziana, rimangono uno dei campi meno esplorati dagli studiosi e un patrimonio da salvare”.

Tra i passi più emozionanti del libro il racconto di come morì Santo Oronzo: decapitato la notte del 25 agosto del 68 dopo Cristo perché non voleva rinnegare la sua Fede. Dal sangue che ne usciva, un Angelo dipinse nel cielo stellato: Ave Oronti. E lì nacque la chiesa che ancora oggi può essere ammirata e che i leccesi indicano come la Capu te Sant’Oronzu (Sant’Oronzo fuori le mura ricostruita nel 1657 e restaurata di recente). Oronzo, suo nipote Fortunato e Giusto, che i due avevano tratto in salvo da un naufragio a San Cataldo, vennero martirizzati dai Romani e oggi proteggono la bella Lecce, che il festeggia ogni anno il 24, 25 e 26 agosto.

Conclude Flavio De Marco: “L’auspicio è che questa pubblicazione, rivolta alla festa patronale leccese, possa trovare interesse tra gli addetti ai lavori e tra i turisti, tra chi sente forte la carica emotiva e spirituale delle celebrazioni e quanti ancora confidano in figure mitiche, capaci, come fecero i protomartiri, di sovvertire un ordine imposto”.

Carmen Mancarella