Stasera, martedì 28 maggio, in prima serata su Italia1, nel nuovo appuntamento con “Le Iene” il servizio di Nicolò De Devitiis che, dopo aver trascorso due giorni a Berlino insieme ai Negramaro, ne delinea un profilo assolutamente inedito. La band salentina, tra le più apprezzate del panorama musicale italiano attuale, si lascia andare a racconti intimi e commoventi sul dolore vissuto per la scomparsa del padre di Giuliano e sul malore improvviso di Lele, per cui hanno anche pensato di smettere di fare musica. Nel video anche la loro improvvisazione come “artisti di strada”, lungo il fiume della capitale tedesca.
Comincia Giuliano Sangiorgi, raccontando l’episodio drammatico inerente alla scomparsa di suo padre, colpito dieci anni fa da un infarto, durante un pranzo in famiglia: «Questo ricordo è quello più importante della mia vita. Io ero piccolo, mi chiesero di suonare, un sabato, alla festa di un dottore. Tornai a casa felice perché noi avevamo preso venti mila lire, avevo 13 anni, mio padre mi prese, mi riportò da questa persona che ci aveva dato i soldi e mi fece ringraziare e ridare i soldi indietro. E mi disse: “Guarda, adesso, magari, ti sembrano tanti questi soldi, un domani saranno pochi e tu sarai schiavo di questa cosa”. Io mi sento libero proprio grazie a quelle venti mila lire che ho riportato indietro. Se non fosse stato per lui, niente.».Giuliano, il giorno della morte di suo padre, stava per partire per l’America quando: «Il destino ha voluto che io avessi un dolore al petto e dissi a casa che dovevo andare in ospedale perché non mi stavo sentendo bene. I dottori pensavano che avessi un infarto in corso. Il cardiologo mi disse che era solo un principio di polmonite, qualcosa del genere. Quella cosa mi ha tenuto lì, in casa di mia madre e mio padre. Ogni mattina mi preparavo il caffè con mio padre, ho vissuto tutti quei giorni maledetti, ma anche benedetti. Poi quel giorno, stavamo aspettando di pranzare insieme e io, niente, me lo sono ritrovato in braccio. La freddezza con cui racconto quel momento mi stranisce, succede qualcosa che veramente ti protegge da questi dolori giganteschi.».
Poi è Lele Spedicato a raccontare dell’ictus che l’ha colpito e che l’ha fatto stare in coma per qualche giorno: «Mia moglie era incinta di otto mesi del nostro primo figlio, stavamo a casa con un hamburger, sul divano, guardando Netflix, la serata più tranquilla della mia vita, quando accuso un lieve mal di testa. Sto male, sto male, sto male e a un certo punto mi è mancata la vista dalla parte sinistra tipo come quando ti si cancellano le immagini. Sono entrato in ambulanza e sono entrato in coma. Era un ictus emorragico. La prima cosa che ricordo è che ho detto: “Lunedì chiamo Giuliano.”, e, prima di riaprire gli occhi, ho incontrato il suo papà (si riferisce al padre di Giuliano, ndr.) che mi ha detto letteralmente: “Ma che ci fai qui? Vattene! Qui non c’è posto per te!”. Mi ha tirato un calcio nei fondelli e mi ha rimandato in questa dimensione». Su questo episodio Giuliano aggiunge: «Lo ringrazio per non averci cambiato la vita, noi credo non avremmo più continuato. Io non avrei più fatto musica.».