In onda oggi a “Pomeriggio Cinque News” – il programma condotto da Simona Branchetti su Canale 5 – le dichiarazioni inedite di Sabrina Bosser e Luca Marangon, genitori di Alex Marangon, il venticinquenne scomparso dopo una festa sciamanica e trovato morto tre giorni dopo nel Piave.
Sabrina Bosser e Luca Marangon: «Qui (in camera, ndr.) c’è tutto il suo mondo di ricordi, quando veniva a casa questa era la sua stanza con i ricordi, i souvenir…».
Simona Branchetti: Era un ragazzo pieno di vita, quello che non si spiega è che cosa possa essere successo quella notte, so che voi avete un sospetto atroce, quale? Avete parlato di un sacrificio, che tipo di sacrificio?
Sabrina Bosser e Luca Marangon: «È una delle tante ipotesi che qualche giornalista ha tirato in ballo, esistono dei sacrifici, dei riti sciamanici di qualche tribù che fatalità avvengono il 30 giugno e 30 dicembre proprio alle tre di notte, però è una delle tante ipotesi ma niente di concreto».
Simona Branchetti: Cosa prevederebbe questo sacrificio?
Sabrina Bosser e Luca Marangon: «Proprio sacrifici umani».
Simona Branchetti: E secondo voi, Alex potrebbe essersi liberato o potrebbe essere stato oggetto di questo sacrificio?
Sabrina Bosser e Luca Marangon: «Conoscendo il carattere di Alex, se fosse stato da difendere qualcuno lo avrebbe difeso a costo della propria vita. Se avessero dovuto fare qualcosa a lui, comunque, se fosse stato qualcosa che andava contro i suoi principi, si sarebbe ribellato».
Simona Branchetti: Quello che non è chiaro… e che è stato detto, è che lui nel momento in cui è successo questo qualcosa sarebbe stato o abbracciato o placcato.
Sabrina Bosser e Luca Marangon: «Le ferite sono tutte sul retro, non ha avuto neanche modo di difendersi secondo me… è passato un mese adesso ci siamo veramente stancati. I nostri appelli sono stati accolti perché qualcuno comincia a parlare… ma non con noi… in pretura con le forze dell’ordine, quindi sono serviti gli appelli. Io direi che altre persone che non hanno parlato è ora che parlino anche loro, chi ha assistito ad un omicidio e non vuole parlare diventa complice.».
Simona Branchetti: Hanno parlato specificatamente del fatto che è avvenuto un sacrificio umano?
Sabrina Bosser e Luca Marangon: «Non posso dirlo, non hanno parlato con noi, è una fase delicata sono informazioni che non possiamo dare in questo momento» Poi, sui curanderos che sono arrivati gratis: «dall’altra parte del mondo lo escludo, non penso proprio. Comunque Alex ci diceva cosa veniva usato in quelle cerimonie e che veniva somministrato da Zuin. Le altre volte non c’erano i curanderos però, e le sostanze venivano somministrate da loro…, non ci sono dubbi. Il tossicologico deve ancora partire, i campioni devono essere ancora presi in mano da qualcuno. Dovevano andare in un laboratorio a Trieste ma abbiamo scoperto che non è adeguato per fare questi esami quindi ci siamo presi una dottoressa dalla nostra parte. Inizialmente è stato detto che il ritardo era dovuto al fatto che il laboratorio era in manutenzione poi abbiamo scoperto che non ha i requisiti e la strumentazione necessaria per evidenziare sostanze allucinogene. Alex è figlio di tutti, figlio del mondo ma non è figlio di persone importanti… di un capo di stato, di un calciatore di un ministro… perché penso i tossicologici sarebbero partiti il giorno dopo. Vogliamo che vengano fatte queste indagini e i tossicologici che sono il punto focale di questa indagine, che vengano fatti in maniera giusta e in laboratori attrezzati, non tira e molla, non è un gioco».
«Non avrei mai pensato di arrivare al punto di dovermi scusare per aver voluto che mio figlio rimanesse in vita». Queste le parole di Nicola Turetta, il padre di Filippo Turetta a “Pomeriggio Cinque News”. . Pochi giorni fa sono state rese pubbliche le intercettazione del primo colloquio tra Filippo Turetta, reo confesso di aver ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, e i genitori nel carcere di Verona: Nicola prova a spiegare il suo punto di vista su quelle esternazioni che avevano lo scopo di rincuorare il figlio, temendo un suo possibile gesto estremo.