Il Blanc de Blancs Mirede, Chardonnay in purezza, è l’epilogo di una lunga storia d’amore, quella inossidabile di Alberto Massucco e della compagna di una vita, moglie, consigliera, amante, donna speciale. La donna con la D maiuscola, che lascia traccia eterna di classe, armonia, eleganza, trascendendo la temporalità di un’esistenza prematuramente spezzata, per rimanere all’infinito nell’etere.
Un legame tenuto in vita da meravigliosi ricordi, ma anche dall’essenza di questo esclusivo champagne, profumato di fiori, miele appena accennato e, scorza di arancia candita che evoca tutta l’anima di Mirede. E da una bottiglia dalla forma asciutta e sinuosa, forgiata sul corpo femminile, sulla cui etichetta risalta l’immagine di una farfalla pronta a spiccare il volo e, a fluttuare libera nello spazio, con la sua gioia di vivere, potente ma discreta, esattamente così come era Mirede.
Destinato ad accompagnare le occasioni festose (non a caso è stato lanciato nel Natale 2022), perfetto per il pranzo pasquale, per le ricorrenze, o semplicemente per esaltare un piatto semplice e genuino, apprezzandone lentamente i sentori, o, ancora per meditare, idealmente davanti a un camino e in compagnia di un buon sigaro cubano, Mirede è un universo tutto da esplorare.
Un mondo di valori etici, attenti alla scelta del territorio, delle uve e, non di meno delle persone che vi ruotano attorno.
Perché alla base di questa eccezionale produzione rimangono vivi i valori etici, l’attenzione alla scelta del terroir, delle uve e, non da meno delle persone: tutto scelto accuratamente da Alberto Massucco.
L’imprenditore non ha dubbi: dinamicità, grinta, determinazione e, consacrazione al lavoro sono doti femminili e così, in contro-tendenza all’ambiente vitivinicolo, da sempre affidato alle robuste mani degli uomini, si circonda di uno staff di sole donne, tutte diverse per mansioni e ruoli, ma unite dalla stessa passione: a partire dalla camaleontica direttrice, o meglio dal direttore generale Cinzia Zanellato, colonna portante dell’azienda, che gestisce sempre col sorriso sulle labbra le pubbliche relazioni, la stampa e le attività spicce; passando per l’iper-dinamica Laura Gobbi, che mette a punto la comunicazione e organizza gli eventi aziendali, fino alle Fa’Bulleuses, le 7 imprenditrici francesi di cui sostiene filosofia e progetti.
Visionarie e audaci, le giovani viticoltrici hanno segnato una vera e propria svolta nella vita professionale dell’imprenditore, un vero ‘coup de foudre’ che si concretizza da subito con un nuovo progetto. ’Isos’, una cuvée speciale, nata dalla condivisione delle loro esperienze e delle loro uve, per non tradire l’etimologia greca del nome che significa appunto uguale.
É il 2015, il prodotto ha un grande successo da subito in Italia e qui comincia l’ascesa di Massucco Champagne.
Nel 2018 un altro importante incontro condiziona in modo determinante le scelte aziendali, quella col celeberrimo vigneron della Côte des Blancs Erick del Sousa, portoghese d’origine, trapiantato in Francia da lunga data.
Il suo prezioso contributo, la sua consolidata esperienza sul campo che lo certifica tra i top players internazionali del settore, si coniuga perfettamente con il progetto e le visioni di Alberto Massucco. L’acquisto di una parcella di terreno da lui segnalatagli e l’intesa immediata tra i due che velocemente si trasforma in solida amicizia, non trova freni all’ambizione del pioniere italiano dell’AOC di generare un prodotto nuovo, che valorizzi al meglio la mineralità intensa del terroir autoctono, esaltandone l’estro italiano.
L’idea di creare un metodo classico in questa regione della Francia era un orizzonte mai esplorato prima da un Italiano o, meglio, mai da un Italiano con un terreno di proprietà.
L’incontro di questi due mondi è ancora oggi in generale piuttosto utopistico checché secondo Alberto Massucco sia un processo assolutamente naturale per chi sa muoversi educatamente e in punta di piedi. Certo sulla carta c’è da credergli ma a noi comuni mortali questa mission sembra un ostacolo invalicabile, specie nell’universo chiuso, riservato, della vinificazione del vino dei re.
Non ci resta che dire, quindi:’Chapeau, Monsieur Massucco’!
Intanto la produzione cresce a tempi record: mille bottiglie diventano 60.000, distribuite un pò ovunque in Italia, di preferenza nel settore HORECA.
Prestigiosi chefs, quali gli stellati Philippe Mille di Les Crayères a Reims e Matteo Baronetto di ‘Del Cambio’ di Torino hanno adottato la gamma Massucco nella carta dei vini.
E qui si apre un altro capitolo della vita di A.M., un nuovo profondo legame di affetto e amicizia con Baronetto, che abbina talenti e forze da convogliare sul progetto di studio, approfondimento e messa a punto di un prodotto esclusivo adatto alla clientela raffinata e internazionale del più iconico ristorante torinese.
Il tutto a riprova di quanto i valori umani e i rapporti interpersonali siano risorse imprescindibili per il nostro imprenditore.
Radici sabaude ben salde che ruotano attorno a piloni importanti quali l’amore, l’amicizia e, il rispetto.
Ma sono la passione, l’emozione e il desiderio di condividerle col mondo a dare pulsione ai suoi mille impegni.
E si, perché Alberto Massucco, a differenza dei suoi colleghi viticoltori, non nasce tra le vigne, ma in fabbrica. L’attività di famiglia a cui consacra i suoi sforzi lavorativi da sempre, è infatti nel mondo metalmeccanico. L’eredità di un’importante azienda da gestire nella provincia di Ivrea non scalza neppure per un attimo il sogno sopravvenuto in tenera età.
Storia bizzarra quanto interessante quella del giovanissimo Alberto Massucco che, appena quindicenne, al termine di un concerto di Mina, decide di conquistare la fidanzatina per sfruttare l’incantesimo delle note ancora nell’aria di Alassio, stappando una bottiglia di Laurent Perrier. É amore a prima vista, il suo secondo amore dopo quello per il latte, come ama raccontare.
La storia procede con numerosi proficui incontri, prima con Alberto Lupetti, sommelier di fama internazionale, che gli fornisce i primi rudimenti per avviare la sua attività di importatore e distributore in Italia; poi con alcuni vignerons eroici indipendenti, produttori in proprio, che resistono alla pressione delle grandi caves, tra cui Jean Philippe Trousset e Rochet Bocart.
Oggi le cinque etichette Alberto Massucco (tre chardonnay in purezza, due blend di chardonnay, meunier et pinot noir), provengono in parte da questi récoltants manipulants (gli r.m.), oltre che dalle due vigne registrate a suo nome, ad Avize, a sud ovest di Eparnay, cuore della Champagne e, di Oger.
Sono vinificate nelle cantine prestategli dall’amico e vicino di casa De Sousa, restando almeno tre anni sui lieviti, ciò che garantisce loro aroma e grande carattere.
Ma il lavoro più attento è lo studio dei dosaggi, concepito ad hoc per incontrare il gusto del consumatore italiano, che ne è il principale fruitore, al fine di garantire un giusto rapporto acidità e rotondità del prodotto.
L’estro italiano, quel tocco di genialità che contraddistingue il made in Italy, emerge senza dubbi dalla scelta delle etichette: l’acronimo A.M.C. sono infatti la somma di nome, cognome e abbreviazione di champagne, seguite sempre dal dosaggio. Neanche a dirlo il pas dosé é 00, mentre 02 esprime il dosaggio di liquer più riuscito in assoluto. Non mancano le etichette più tradizionali, ma mai per questo banali: Mon idée de Cramant, ne è un esempio, ispirato dal paese del Gran Cru; Millesimé 2018 Alberto, celebra invece un anno magico nella produzione vitivinicola champenoise. Nulla è lasciato al caso, infatti, mai.
Numerosi anche i progetti e le iniziative in cantiere: nuove cuvés, come la MAVI, Riserva 2018, dedicata alla nipotina Maria Vittoria; poi la nascita di una super-cantina già in costruzione, nella sede aziendale di Castellamonte.
Insomma, più si va a fondo nella conoscenza di Alberto Massucco, più si rimane affascinati dalla sua personalità plurisfaccettata, audace, curiosa, di indole vulcanica e avventuriera, ben celata da un temperamento mite e serafico, ma solo in apparenza, di quelli che infondono pace e serenità.
Il che denota la capacità comune a pochi di indossare numerosi abiti senza perdere il proprio stile, ma anche di applicare regole e disciplina per conseguire i propri obiettivi.
Sindaco, albergatore, in Italia e in Slovenia, importatore e distributore…. E poi chissà ancora!
L’alchimia della riuscita risiede sempre nella qualità delle persone di cui ci si circonda, nel rispetto che si è capaci di infondere a chi ci sta di fronte, nel supporto concreto che si è disposti a dare e nella discrezione con cui ci si muove. Doti che Mirede possedeva in vita e che ha lasciato in eredità al marito affinché le trasformasse in emozioni. Perché non scordiamoci che dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna, capace di valorizzare e spronare i suoi talenti.
Tania Boianelli