Curata da Matteo Pirola e allestita da From outer Space, la mostra racconta gli oggetti che i designer contemporanei stanno esplorando e la produzione di oggetti ispirati a eventi luminosi, sfere orbitanti, eclissi abbaglianti e aurore colorate.
La luce non è un oggetto ma un soggetto, naturale o artificiale che sia, ed è un fenomeno atmosferico e ambientale sorprendente, in continua evoluzione, da esplorare. Dove inizia il buio – condizione necessaria per vedere la luce – compaiono barlumi, scintillii e puntini di luce, capaci di ispirare progetti che evocano costellazioni, pianeti, satelliti, corpi celesti e di luce.
Il cielo notturno con la sua infinità di stelle e il cielo diurno con il suo sole sono la tavolozza con cui il design sta sperimentando . La ricerca e le opere di questa mostra, in equilibrio tra tecnologia e poesia, evidenziano chiaramente come gli oggetti luminosi reinterpretati illuminino un percorso che conduce al futuro. Tutte le lampade che illuminano la nostra memoria, e soprattutto quelle che i contemporanei “designer-astronomi” stanno esplorando, inventando oggetti che mostrano avvenimenti luminosi, sfere orbitanti, superfici riflettenti, eclissi accecanti, albe colorate, tinte celesti sono, metaforicamente, “ stelle artificiali”.
“ Il lighting design, nella nostra sensibile contemporaneità, è un convogliatore di atmosfere e simboli, soggetti permanentemente accesi in cui una narrazione tra tecnologia e poesia è tessuta tra i punti estremi di orizzonti luminosi da cui appariranno gli oggetti che illumineranno il futuro , ha detto Matteo Pirola .
La mostra si configura intorno alla presenza (o assenza) della luce , e alla sua capacità di modificare la percezione dello spazio. Una planimetria frammentata traccia un percorso interno attraverso spazi caratterizzati da diverse atmosfere luminose – buio, penombra, luce pura e viceversa – esaltando l’essenza delle opere in mostra . Una serie di telai ritmici forma la struttura su cui si muovono due rivestimenti che si fronteggiano e si svelano a loro volta, proclamando la matericità dei materiali utilizzati.
“ La struttura, i rivestimenti e la logica compositiva generano un’installazione capace di stabilire dialoghi diversi con la luce e le sue atmosfere ”, commenta lo studio From outer Space .