I viaggiatori che desiderano condividere la bellezza di un posto con gli abitanti, vivere assieme un pezzetto della loro vita quotidiana, ballare la pizzica nelle piazze, degustare prodotti tipici a volontà e perdersi nelle viuzze di affascinanti borghi, non hanno che una scelta: il Salento anche in pieno inverno.
Una vacanza breve “fuori stagione” è stata sperimentata con successo da un gruppo di giornalisti nazionali provenienti da Milano, Roma, Torino e Parigi e dal tour operator Kel12 in procinto di realizzare il suo Catalogo Italia, che hanno aderito al 68mo Educational nel Salento per giornalisti firmato dalla rivista Spiagge, diretta da Carmen Mancarella (www.mediterraneantourism.it) in partenariato con i Comuni di Lequile (capofila), Latiano, e Mesagne.
L’offerta ricettiva è molto ricca. Consigliamo di soggiornare nella Tenuta Caradonna (www.tenutacaradonna.com) una masseria dell’800 di proprietà della famiglia Ingrosso, che offre dodici camere, arredate in stile moderno, e ampie sale ricevimenti. Tenuta Caradonna è particolarmente amata dai salentini, ma anche da chi viene da fuori. E’ l’ideale per organizzare raffinati ed esclusivi eventi. Circondata da un vasto parco con giardino all’italiana e uliveti, ha ben due ampie piscine e due scenografiche scalinate, molto utilizzate per set fotografici e video.
LEQUILE IL BORGO CHE INCANTA
Dice il sindaco, Vincenzo Carlà: “Lequile sorge ad appena cinque chilometri da Lecce. Famosa per la sua colonna, sormontata dal santo protettore San Vito e decorata con sirene alate, Lequile è uno scrigno di tesori. Già passeggiando per le vie del centro storico, noterete le chiese barocche e naturalmente quelli, che noi consideriamo il nostro gioiello: il convento dei frati minori che abbiamo candidato a divenire Luogo del cuore FAI e la chiesa di San Vito, decorata in foglia oro. Sulle vie del centro storico si affacciano ricchi palazzi gentilizi, sormontati da stemmi nobiliari, scolpiti in pietra leccese”.
Tra tutti spicca Palazzo Battista per il suo ricco balcone da dove si affacciano maschere apotropaiche dalle molteplici smorfie, sirene alate e persino due puttini nell’atto di fare la pipì, un segno di dileggio verso il passante, ma anche verso la vicina chiesa madre secondo l’esperto di storia locale, professore Antonio Margiotta, che ci rivela un po’ di retroscena: “Pare che questo palazzo appartenesse ad un ricco ebreo, un banchiere, che, per motivi di convenienza si era convertito al cattolicesimo. Ma la sua conversione non fu mai pienamente convinta, tanto che dal balcone della sua casa… volle far scolpire questi irriverenti puttini perché si trovava proprio accanto alla chiesa madre!”
LA CHIESA MADRE TRIPUDIO BAROCCO
Entrando nella chiesa madre non si possono non ammirare gli altari tardo barocchi settecenteschi. Spicca lo stemma dell’Aquila simbolo di Lequile che ricorre sul portale di ingresso e anche negli altari laterali.
La nostra passeggiata ci porta fino in piazza dove si affacciano le due sedi del Comune e si erge la maestosa colonna, simbolo di Lequile. Il centro storico si sviluppa lungo due vie principali che tracciano la forma di una V, su cui si affacciano meravigliose chiese come quella della Madonna Immacolata, protagonista assoluta dei festeggiamenti in onore della Madonna da cui ogni 8 dicembre sera alle 7, parte una sentita processione.
VEDI LA PROCESSIONE IN ONORE DELLA MADONNA IMMACOLATA A LEQUILE
Cammina cammina, arriviamo nel luogo del cuore, il Convento dei frati francescani minori, che, realizzato nel XVII secolo, è stato candidato, luogo del cuore FAI per i suoi meravigliosi affreschi di cui è adornato tutto il refettorio e per la sua ricca e pregiata antica biblioteca che custodisce esattamente 2085 volumi antichi, tra cinquecentine, seicentine e settecentine…. catalogate dell’Università del Salento. Particolari sono le Aldine, libri tascabili che i monaci erano soliti infilare nella manica mentre passeggiavano.
VEDI I VIDEO:
LEQUILE INCANTA CON I SUOI GIOIELLI
IL CONVENTO CANDIDATO LUOGO DEL CUORE FAI
LA CHICCA DELLA BIBLIOTECA NEL CONVENTO
A pochi passi dal convento si trova l’altro tesoro di Lequile: la chiesa di San Vito. Venne realizzata dall’architetto Salvatore Miccoli con il contributo delle famiglie di Lequile ed è tutta decorata in foglie oro. Le aquile dorate decorano gli altari laterali e sormontano l’altare maggiore in un tripudio di bellezza. Di fronte alla chiesa si erge la colonna di San Vito che richiama i pellegrini provenienti da ogni parte del Salento e della regione in occasione dei grandi festeggiamenti in suo onore, l’ultima domenica di giugno, quando si svolgeva e si svolge ancora oggi una grande fiera.
L’architettura della chiesa di San Vito è molto simile a quella di San Nicola detta anche del Crocifisso, che si trova all’ingresso della città. Magnifiche le cupole maiolicate realizzate da una vicina bottega di maestri della ceramica di San Pietro in Lama. Ma sulla chiesa, oggi impreziosita dalla vicinanza di un’aquila scolpita in pietra leccese, aleggia una leggenda.
“Pare che durante la realizzazione di questa chiesa”, racconta il professore Margiotta, “l’allievo di Salvatore Miccoli avesse superato in bravura il maestro, il quale, preso dall’invidia, gettò dall’alto di una balaustra il povero discepolo. Da quel giorno la chiesa fu maledetta: infatti è quasi sempre chiusa e sopra di essa si sono scatenati fulmini, rovinando la cupola”.
Se questo misfatto sia vero, non lo possiamo sapere. Vero è che Salvatore Miccoli firmò anche altre bellissime chiese in tutto il Salento, come quella in onore di Mater Domini a Mesagne. Ma lì ci andremo domani.
LA BELLEZZA DI LEQUILE E IL SUO POZZO PETROLIFERO
Tanta bellezza, tanto sfarzo nelle chiese e nei palazzi gentilizi si spiega in un solo modo: Lequile era un borgo molto ricco e attraeva da tutta Italia uomini d’affari. Un esempio è la storia della famiglia dei principi Saluzzo, che arrivati da Genova, intuirono l’affare dell’olio d’oliva lampante e si dedicarono alla produzione e alla commercializzazione.
Il frantoio ipogeo va immaginato come il pozzo petrolifero dell’epoca, da cui non si estraeva petrolio, ma olio d’oliva che veniva utilizzato per illuminare le vie e le piazze di Londra, Mosca, Parigi. L’olio del Salento era così richiesto che ogni giorno partivano ben 70 navi cariche di olio dal porto di Gallipoli, dove avevano sede le principali ambasciate e dove c’era la Borsa degli Oli di Gallipoli (come quelle attuali del dollaro e dello yen!).
A Lequile, e precisamente nella frazione di Dragoni esistevano ben otto frantoi ipogei di cui uno è ancora oggi visitabile. Grazie a questa attività così fiorente vennero impiantate anche molte fabbriche del sapone, tra cui, la più importante era quella della famiglia veneziana del marchese Pietro Maria Ferraroli, fondata nel 1751. L’attività dei produttori di sapone i “sapunari” (in dialetto) di Lequile si protrasse fino ai primi del ‘900 tanto che uno di loro, Luigi Signore, ottenne un importante premio a Genova (1912).
Nel frantoio ipogeo, uomini e animali guidati dal capo, il nachiro (nocchiero), vivevano giorno e notte insieme senza mai uscire per sei mesi. Ed ecco come si viveva in un frantoio ipogeo, secondo il racconto del professore Antonio Margiotta:
VEDI IL VIDEO: IL POZZO PETROLIFERO DI LEQUILE
IL FRANTOIO IPOGEO DI DRAGONI
TAPPA GOLOSA NEL FORNO AMATO A LEQUILE
Il periodo dell’Immacolata segna l’inizio delle Festività, caratterizzate da una ricca gastronomia. Alla vigilia della Festa, per rispettare il digiuno, si mangiano le pucce dell’Immacolata: il tipico pane leccese, rotondo e paffuto, che viene farcito con tonno, capperi e formaggio. Nel forno Amato sono una bontà. Qui si sfornano anche pittule: palline di pasta fritta semplici o farcite con olive nere e pomodori (alla pizzaiola) oppure con cavolfiore e altri tipi di verdura. A Gallipoli la farcitura avviene anche con il pesce. Le pittule tipiche del periodo natalizio sono così buone che oggi vengono servite come antipasto in quasi tutti i ristoranti del Salento.
Il forno Amato si caratterizza per l’utilizzo delle farine, rigorosamente salentine e quindi a chilometro zero come ci spiega in questa video intervista la signora Pina:
Il forno Amato è uno dei pochi d’Italia ad utilizzare ancora i forni a legna come una volta. La pietra viene fatta diventare incandescente accendendo ramoscelli di ulivo (le famose sarcine) e dopo aver tolto i carboni e la cenere, si adagiano pucce, pizzi, friselle, pane multicereali, focacce e tante altre prelibatezze, che vengono preparate ancora oggi come si faceva una volta, utilizzando farine a chilometro zero e olio extravergine di oliva nell’impasto.
VEDI IL VIDEO SULLA PREPARAZIONE DELLE PRELIBATEZZE
VEDI IL VIDEO: UNA NOTTE NEL PANIFICIO AMATO
LE PUCCE DELL’IMMACOLATA NEL FORNO AMATO DIVENTANO ESPERIENZE DI VIAGGIO
E’ sera, la musica di un pianoforte a coda sotto la colonna di San Vito annuncia l’inizio di un grande evento, con cui l’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco, Vincenzo Carlà, punta a valorizzare il centro storico, soprattutto nei suoi angoli meno conosciuti.
Si aprono le case a corte, i palazzi nobiliari per ospitare performance di musicisti, cantanti, ballerini, angoli dedicati all’enogastronomia tipica natalizia. L’evento, affidato all’agenzia White, con la direzione artistica di Antonio Bruno, è giunto alla sua seconda edizione e ha richiamato visitatori da ogni parte del Salento e d’Italia, desiderosi di godere della bellezza del centro storico di Lequile.
Gli eventi sono l’occasione per scoprire angoli segreti come la via dell’Amore con cuoricini rossi e l’espressione TI AMO declinata in tutte le lingue.
ENTRA CON NOI NELLA VIA DELL’AMORE
Sulle piazzette del centro storico si può ballare la pizzica, godendo delle danze e delle musiche del Centro di cultura popolare di Melpignano.
ASCOLTA E VEDI IL VIDEO
Vi è anche la musica pop PROPOSTA DAI GIOVANISSIMi HEAVEN’S WAY
Non mancano le tappe golose. ZOLLINO prende per la gola con i legumi e la sceblasti, un pane tipico.
Infine l’evento “Alle porte della città” trasforma le corti in atelier di moda. Intervista con il giovane stilista Raffaele Raho, originario di Dragoni.
Cuore pulsante dell’evento “Alle porte della città” è stato il chiostro dell’ex convento delle Cappuccinelle, oggi sede del Comune. La mostra “La Chioma di Berenice” dedicata al mito di Berenice che si priva della sua bella chioma per invocare la Pace e firmata dalla bravissima e creativa, Roberta Apos, ha riscosso un grande successo come anche le rassegne “C’è Vini a Sud” e “Bolle di Puglia” un viaggio tra le cantine e le bollicine delle Donne del Vino.
Lequile con il suo fascino, i suoi angoli segreti incanta i viaggiatori d’Italia e del mondo.
Domani saremo a Latiano e Mesagne.
Carmen Mancarella